la terza via nella propria identità

La creazione di una identità sino italiana

La maggior parte degli immigrati cinesi in Italia, circa l’ottanta per cento, viene dalla provincia del Zhejiang e più precisamente dall’area che fa riferimento a Wenzhou, una città costiera sempre caratterizzata dalla piccola imprenditoria.

Le riforme economiche e sociali volute da Deng Xiaoping alla fine degli anni ’70 contribuirono a liberare delle energie che generarono non solo un cambiamento epocale in Cina, ma contribuirono anche a dei flussi migratori sia all’interno del paese che fuori dai confini nazionali.

Questi ultimi, combinati con le politiche migratorie di vari paesi europei, costituirono l’attuale “comunità cinese” in Italia che conta attualmente circa trecentomila persone ed è bilanciata tra presenza femminile e maschile.

I dati statistici mostrano un elevato tasso di imprenditorialità, superiore al valore medio nazionale e questo si riflette nella lingua parlata, quando per esempio, come forma di rispetto, tra i cinesi in Italia ci si saluta con il termine laoban (padrone, proprietario di una azienda) che testimonia quanto sia importante il sogno imprenditoriale all’origine del percorso migratorio.

Le attività aperte dai cinesi spaziano dai ristoranti etnici per andare ai negozi commerciali che presero piede sulla fine degli anni ’90 e conosciuti inizialmente come “mille lire” per indicare la scelta di oggetti di basso prezzo nel catalogo di prodotti e che costituivano la parte retail dei primi importatori cinesi, teste di ponte della nascente industria esportatrice cinese.

I primi importatori che rifornivano i ristoratori cinesi furono quindi altri cinesi, seguiti successivamente da quelli che importavano per i vari negozianti, costituendo quindi delle filiere complete in cui la comunità garantiva la piena occupazione ai propri membri, ma diventando così anche delle enclave dove un immigrato poteva condurre la propria vita senza rapporti con persone di altra nazionalità, generando così la percezione di una comunità chiusa e misteriosa.

Le seconde generazioni cinesi

Come accennato, il grosso della attuale comunità cinese era costituita da giovani immigrati sul finire degli anni ’80 e anni ’90 e, dato il sostanziale bilanciamento tra maschi e femmine che ha consentito di creare famiglia qua in Italia, vi è un sostanziale numero di seconde generazioni cinesi che sono nate e/o cresciute in Italia.

A differenza di altre comunità straniere, quella cinese è caratterizzata da una minore propensione alla adozione della nazionalità italiana.

La principale ragione sta nella legislazione cinese che non riconosce la doppia cittadinanza; la prospettiva di perdere la cittadinanza cinese è quindi un forte deterrente nei confronti dei processi di naturalizzazione.

Il legame con la patria di origine si rafforza anche per il crescente peso economico e politico della Cina che ha creato quindi delle reali opportunità di rientro nel paese di origine.

Questo genere di situazione è particolarmente pronunciata in Italia, che è il paese con la più grande comunità di cittadini con la nazionalità cinese in Europa, nonostante che altri paesi europei abbiano un numero maggiori di cittadini di origine cinese.

La propensione imprenditoriale delle prime generazioni di immigrati cinesi si riflette nelle scelte educative, con genitori che spesso indirizzano i propri figli verso le imprese familiari, magari a discapito di altre scelte professionali.

Questa tensione tra il paese di origine in paesi con una più lunga storia migratoria può creare una nuova identità.

Alcuni segnali li vediamo per esempio nelle iniziative di Associna, la principale associazione che rappresenta le seconde generazioni cinesi, che ha avuto l’intuizione di realizzare un calendario con figure professionali diverse dagli stereotipi, tra cui ingegneri, medici, avvocati, ricercatori scientifici e vari altri lavori che possano essere di ispirazione ai giovani.

Mario Tchou e il valore dell’esempio

Nel tentativo sociale di costruzione di una identità peculiarmente sino-italiana la figura di Mario Tchou ricopre potenzialmente un ruolo che il brillante ingegnere e scienziato non aveva probabilmente pensato per sé, ovvero quello di un esempio e punto di riferimento per le giovani seconde generazioni cinesi.

Negli USA i cittadini di origine cinese sono spesso affermati in campi scientifici, con vari premi Nobel in svariati campi scientifici che vanno dalla fisica alla chimica.

In Francia nel 2000 un cittadino francese di origine cinese, Gao Xingjian, vinse il premio Nobel per la letteratura e il paese d’Oltralpe esprime letterati e intellettuali di prim’ordine tra gli immigrati di origine cinese.

Questa situazione non si verifica però in Italia, per motivi che sono stati accennati precedentemente, alcuni endogeni, per esempio l’inclinazione delle famiglie che condiziona le scelte educative dei figli.

La scelta più gettonata a livello universitario rimane la facoltà di economia, con la convinzione che tale scelta sia la più adatta al percorso imprenditoriale.

L’ambiente esterno ha la sua influenza, per esempio spesso gli insegnanti delle scuole medie tendono a consigliare ai genitori stranieri gli istituti professionali come prosecuzione negli studi secondario-superiori.

Questa situazione genera tra l’altro anche degli stereotipi tipicamente italiani che associano i cinesi in Italia a ristoratori e commercianti, appiattendo la complessità di una comunità che è molto più variegata rispetto alla percezione generale.

Costruzione di una nuova identità

Nella comunità cinese in Italia stiamo nel corso di un passaggio generazionale tra la prima generazione di immigrati, venuti per lo più negli anni ’90, e le seconde e terze generazioni

La costruzione di una identità è un processo attualmente in corso per i figli di quella migrazione e può essere agevolata con dei riferimenti simbolici in cui tali seconde generazioni possano identificarsi.

Per un giovane studente di ingegneria di origine cinese degli anni 2000 può essere di aiuto sapere che il suo cammino è già stato percorso in passato da qualcuno con cui si può idealmente identificare.

Per questo, l’approvazione di una mozione per intitolare una via a Mario Tchou nella città di Prato, così simbolica per la comunità cinese in tutta Italia, potrà aiutare quel percorso di appropriazione dei luoghi fisici, ma anche immateriali, così importante per una inclusione sociale di tutti i cittadini, anche quelli con origini lontane e alla creazione di una identità che raccolga i contributi sia delle origini cinesi che di quelle dell’ambiente circostante italiano.

4 commenti su “la terza via nella propria identità”

  1. Che straordinario articolo !
    È stato bellissimo leggerlo : un racconto autentico delle generazioni , delle dinamiche e della storia che c’è dietro a tutto .
    In merito al fatto che i ragazzi della seconda generazione non abbiano dei obbiettivi decisi da loro sono pienamente d’accordo e aggiungerei anche il problema dell’auto-isolamento sociale che avviene spesso .
    Nel mio piccolo , in un futuro non troppo lontano , attraverso la moda cercherò sempre di far riaffiorare e di raccontare le mie origini , perché hanno un valore che va aldilà del personale .
    ✨🌞🫀🐍💛✨

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