Sono in convalescenza dopo un’operazione a cuore aperto e quindi ho pensato di scrivere qualcosa che riguardasse il funzionamento della sanità, argomento che, spesso, evitiamo fino a che non coinvolge noi o i nostri cari direttamente. Per questo motivo, vorrei fare un paragone tra la sanità italiana e cinese partendo da due serie TV molto popolari: “DOC nelle tue mani” la cui terza stagione uscirà agli inizi dell’anno prossimo su RAI Play e “Thank you, doctor” serie di 40 puntate uscita nel 2022.
Ambedue le serie partono da un fatto di sangue. Infatti in DOC il protagonista, impersonato da Luca Argentero nei panni del primario di un ospedale a Milano, è vittima di un tentativo di omicidio che lo lascerà senza alcuna memoria degli ultimi dodici anni. Invece in “Thank you doctor” la protagonista Xiao Yan, impersonata da Yang Mi, è una volontaria in un paese dell’Asia centrale che decide di lasciare per tornare in Cina, a Shanghai, dopo una sparatoria che coinvolge il suo fidanzato, che morirà tra le braccia della protagonista.
Nella serie italiana i parenti fanno spesso parte dell’investigazione che i medici fanno sulle cause della malattia. Per esempio, alcuni casi vengono risolti indagando sullo stile di vita del paziente attraverso i suoi familiari, alle volte fuori dall’ospedale, ma la loro presenza è regolata dagli orari di visita.
Nella serie cinese si vedono spesso i parenti che accompagnano h24 i pazienti e questa non è una licenza poetica del sceneggiatore, ma rappresenta una realtà degli ospedali in Cina, in cui spesso i parenti accudiscono i pazienti, al punto da portare da mangiare al paziente il cibo preparato a casa.
Un punto invece in comune è la frequente conflittualità tra i medici e i familiari dei pazienti, anche se le motivazioni sono diverse. Nel caso cinese, molto spesso viene rappresentato il sospetto che i medici abbiano dei nascosti motivi economici nella prescrizioni di medicine piuttosto che esami medici.
Il lettore italiano a questo punto potrebbe chiedersi come mai un paese socialista come la Cina abbia un sistema sanitario che, rispetto a quello italiano, parrebbe molto più vicino a quello di paesi capitalisti come gli USA. E’ forse necessaria una digressione storica che vada al primo periodo della Repubblica Popolare di Cina.
In una prima fase, dal 1949 al 1965, quindi dalla fine del conflitto col Giappone prima e del conflitto civile poi, la Cina realizzò un sistema centralizzato di assistenza sanitaria, col risultato che gli operatori sanitari divennero tutti statali, con organizzazioni differenti tra città e campagna in una realtà ancora molto rurale del paese, e quindi con l’efficacia delle cure mediche molto dipendente dalla zona in cui si abitava o dall’azienda per cui si lavorava.
In una seconda fase, sotto l’influenza della politica (sono gli anni della Rivoluzione Culturale) si attuano dei programmi quali i medici scalzi, mentre al contempo, a causa del turbinio politico che influenzò tutto il sistema educativo, vennero chiuse le università di tutto il paese, tra cui anche le università di medicina.
Una terza fase coincide con le riforme avviate da Deng Xiaoping che, in campo sanitario, portarono a una progressiva privatizzazione dei servizi medici. Le mutate condizioni socio-economiche spostarono inoltre l’attenzione dalle malattie infettive, che conobbero un grande decremento, a quelle croniche, in aumento anche grazie al minor tasso di mortalità della popolazione. Si assiste però al fenomeno della Cina che cresce a diverse velocità, con le zone costiere a rapido sviluppo che hanno la possibilità di avere una sanità molto migliore rispetto ai luoghi rurali e alle province più povere della Cina, dove una malattia poteva essere una catastrofe per l’economia di una famiglia.
Con l’avvento al potere di Xi Jinping si avviano ulteriori riforme, con un maggior ruolo dello stato centrale, ma anche con delle incentivazioni agli ospedali privati.
Il programma “Healthy China 2030” viene così lanciato nel 2016. E’ probabile che tutto venga ripensato dopo la crisi del Covid, che probabilmente rappresenterà un punto di svolta simile al 2003 con la SARS.
DOC nelle tue mani è disponibile qui.
Thank you Doctor (con sottotitoli in italiano: qui).
Marco Wong è nato a Bologna, da una famiglia originaria della Cina. I nonni materni erano emigrati sul finire degli anni cinquanta in Europa, aprendo un laboratorio di pelletteria.
Scrittore e ingegnere.
Attualmente vive a Roma ed è presidente onorario di Associna (Associazione dei cinesi di seconda generazione). Dal 2019 è consigliere comunale a Prato.
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