Le recentissime elezioni a Taiwan hanno portato al potere William Lai e il suo partito, il DPP (Partito Democratico Progressista). William Lai è un politico di lungo corso, avendo percorso tutte le tappe della gavetta politica: da sindaco della città di Tainan fino alla carica di premier. Come molti taiwanesi, vanta studi in America, presso la prestigiosa Università di Harvard.
Ma perché le elezioni di Taiwan sono molto importanti anche per l’Italia? Innanzitutto, per la tensione con la Repubblica Popolare Cinese, che vede con sospetto il neo leader dell’isola considerata dalla Cina come una provincia ribelle. Le autorità cinesi hanno subito ribadito la loro posizione, prevedendo sul lungo termine la riunificazione con la Cina.
Il rischio di tensioni internazionali è ben presente nel quadro attuale, considerando il sostegno che Taiwan ha storicamente ricevuto dagli USA. Questi riconoscono la RPC come stato, ma comunque supportano Taiwan con la fornitura di armi e mezzi per difenderla da un possibile attacco cinese. La simpatia dei circoli politici americani nasce da ragioni storiche, che hanno perdurato anche dopo il riconoscimento degli USA della RPC. Molti taiwanesi affollano le università americane, e molti di quelli che rimangono negli USA sono lobbisti naturali per il loro territorio di origine.
Le recenti politiche occidentali di decoupling con la RPC fanno sì che Taiwan possa essere vista come un naturale modo per contenere e controllare le aspirazioni cinesi nell’area. Un ulteriore motivo di interesse sull’isola è dato dalla prominenza che essa ha nell’industria dei semiconduttori. Tra le aziende leader del settore, molte sono taiwanesi o controllate da persone originarie di Taiwan.
Tanto per fare un esempio delle conseguenze su cittadini italiani, si possono citare gli aumentati costi di prodotti e beni a causa di queste tensioni internazionali. Le consegne delle macchine sono adesso molto aumentate proprio a causa della crisi dei semiconduttori, così come tutti i prodotti dell’elettronica, dai cellulari e computer fino agli elettrodomestici che hanno una parte sempre più importante di elettronica al proprio interno.
A livello locale, cosa ne pensa la comunità cinese in Italia o anche la politica locale? Ufficialmente, le varie associazioni cinesi sono perfettamente allineate con la politica della RPC, i cui rappresentanti, nei discorsi ufficiali, non mancano mai di fare riferimento alla “provincia ribelle”. Tenuto conto di quanto le associazioni dei cinesi in Italia abbiano a cuore un rapporto privilegiato con le istituzioni di riferimento della RPC, capita che i presidenti delle varie associazioni inseriscano nei loro discorsi qualche riferimento a Taiwan, per accattivarsi le simpatie di funzionari dell’Ambasciata o del Consolato.
Nelle mie frequentazioni della politica a vari livelli, mi rendo conto di quanto la situazione sia poco conosciuta a vari livelli e sia considerata una questione da specialisti. Anche se succede, per esempio, che al sindaco di Prato Matteo Biffoni venga recapitata una protesta formale da parte del Consolato della RPC a Firenze per la sua partecipazione a una visita dell’Unione Europea a una città taiwanese, con una ripercussione successiva in una sua visita programmata in Cina.
Insomma, una situazione intricata e ingarbugliata, ma che ha implicazioni profonde su tutti noi. E quindi, merita una maggiore attenzione.
Marco Wong è nato a Bologna, da una famiglia originaria della Cina. I nonni materni erano emigrati sul finire degli anni cinquanta in Europa, aprendo un laboratorio di pelletteria.
Scrittore e ingegnere.
Attualmente vive a Roma ed è presidente onorario di Associna (Associazione dei cinesi di seconda generazione). Dal 2019 è consigliere comunale a Prato.
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