Come figura politica mi è capitato spesso di essere contattato per vari tipi di richieste. Quelle più gettonate vengono da persone che vogliono fare affari con la Cina o con i cinesi in Italia, altri che cercano lavoro o vogliono vendere qualcosa.
Ma la richiesta più particolare è quella di uomini italiani che ricercano una fidanzata cinese.
Le prime volte che mi arrivavano queste richieste cercavo di capire come mai questa predilezione per donne cinesi.
Chiedevo quindi alle persone direttamente interessate e mi veniva spesso spiegato che l’origine di tale preferenza era perché ritenevano che le cinesi fossero dolci e miti.
Spesso cercavo di spiegare che l’immagine che avevano era ben distante dalla realtà.
E’ difficile generalizzare su una categoria di persone che è composta da circa settecento milioni di persone.
In questo grande numero di persone ce ne sono quindi di dolci e miti, ma ve ne sono di forti, assertive e di tantissimi altri caratteri, per cui la generalizzazione non rende giustizia alla categoria che rientra ne “L’altra metà del cielo”, come soleva definirle il timoniere Mao.
Si può ovviamente cercare di definire dei tratti comuni, partendo dalla condizione della donna in Cina.
Se vediamo la mappa del potere, ai più alti livelli politici i più sotto dirigenti politici va del paese sono tutti uomini, anche se va detto che, vista l’elevata età media della politica cinese, che quella è più l’immagine che riflette il passato più che il presente.
Nel mondo delle imprese la situazione è forse un po’ meglio, con alcuni illustri esempi di donne al vertice di alcune grandi imprese.
Il quadro della situazione è inoltre grandemente influenzato dalla politica del figlio unico, dal processo di urbanizzazione in atto da vari decenni, dalla crescita economica che hanno cambiato profondamente la società cinese e il ruolo della donna.
Come questo cambiamenti si riflettono nei cinesi all’estero?
I flussi migratori che dalla Cina hanno interessato l’Italia si sono avuti quando ancora vigeva la politica del figlio unico e quando ancora la crescita economica non aveva ancora portato una diffusione del benessere come quella attuale.
L’imprinting originale è quindi quello di una società cinese diversa da quella attuale, più tradizionale e rurale.
Ma da questa situazione di partenza si deve aggiungere quell’elemento fortemente caratterizzante che è la migrazione.
Infatti il sogno alla base della migrazione in Italia era la costituzione di una propria impresa familiare, in cui ogni membro aveva un ruolo importante, e questo ha contribuito ad avere molte figure di donne forti e indipendenti, che spesso dovevano portare avanti la famiglia in assenza di figure maschili.
Una realtà che quindi contrasta molto con quel feticcio ricercato da molti uomini italiani.
Una immagine che ha radici profonde in tutto l’occidente e che nasce proprio in Italia, con la nascita dell’orientalismo che si ritrova per esempio in alcune opere di Puccini, come Madama Butterfly, con la sua descrizione della geisha che si immola per amore, e poco importa che qui si parli di Giappone e non Cina.
E se Turandot è un carattere forte, una spietata principessa, anche lei cambia per amore. Questo filone prosegue nei decenni successivi, approdando anche a Hollywood, con tanti film che riprendono lo stereotipo della bambola orientale. Generando e contribuendo alla feticizzazione dei corpi asiatici femminili che persiste tutt’ora.
FONTE AGGIUNTIVA
The Chinaman and the cinesina Gendering Chinese migrants in Italian novels Gendering Chinese migrants in Italian novels
LINK: https://academia.edu/resource/work/40644308
Marco Wong è nato a Bologna, da una famiglia originaria della Cina. I nonni materni erano emigrati sul finire degli anni cinquanta in Europa, aprendo un laboratorio di pelletteria.
Scrittore e ingegnere.
Attualmente vive a Roma ed è presidente onorario di Associna (Associazione dei cinesi di seconda generazione). Dal 2019 è consigliere comunale a Prato.
Facebook: https://www.facebook.com/marcowongitaly
Non per essere polemico,
ma quando si parla di “donna cinese”, nelle radio nazionali (io ascolto Radio 105) – esce sempre fuori la canzone di David Bowie “China Girl”.
Ho rivisto il video… alcune cose oggi sarebbero condannate (tipo il gesto del fare l’occhio a mandarlo, Fox Eyes).
David Bowie ci ha messo del suo per coltivare il mito della “cinesina”.
E non è il solo, ma è uno dei più famosi.
Forse ci dovrebbero essere più donne a dire basta a questi feticismi.
O non siamo pronti?