Si sono da poco concluse le elezioni amministrative che hanno visto alcuni milioni di elettori al voto per scegliere il governatore della Lombardia e del Lazio.
Ed è quindi esperienza comune a tanti quella di avere ricevuto pubblicità elettorali e suggerimenti al voto.
Mi ha colpito, tra le varie, l’iniziativa di una associazione cinese a Milano che ha organizzato una passarella elettorale per dei candidati di FdI (Giuseppe Berlino e Stefania Ambrosini Orefice – Nota di Naoblog) alle regionali della Lombardia.
Ovviamente non è in discussione la libertà di orientamento politico delle persone, però sicuramente viene da chiedersi: perché?
Non è di tanti anni fa il video di Giorgia Meloni, l’attuale Premier, che faceva irruzione in un capannone cinese (a Prato – nota di Naoblog) per attaccare la presenza cinese in Italia, con i soliti slogan sulla concorrenza sleale, danni al vero Made in Italy e così via.
E sempre lei, nel congresso del partito da lei guidato, solo pochi mesi fa ha ribadito la sua visione in politica estera gridando: “Non moriremo cinesi!”.
Quindi, perché mai una associazione di cinesi in Italia dovrebbe dare spazio a chi sostiene posizioni politiche che vanno contro di loro?
Una prima spiegazione è l’ignoranza politica. In media sono pochi i cinesi residenti in Italia che prendono la cittadinanza italiana, visto che questo comporterebbe la rinuncia di quella cinese.
Conseguentemente sono pochi quelli che hanno il diritto di voto e questo influisce sulla conoscenza nella comunità dei vari partiti italiani e delle loro politiche.
Un’altra spiegazione, che non esclude la prima, è lo sport molto diffuso del salto sul carro del vincitore.
I sondaggi erano favorevoli alla coalizione di centro destra e, all’interno di questa, FdI ha assunto una posizione preminente e quindi si cerca di essere associati con coloro che avranno posizioni di preminenza e quindi di potere.
Un altro fattore che incide è quella del cosiddetto Zio Tom, personaggio metaforicamente usato dalla comunità afroamericana per indicare coloro che collaborano con i loro persecutori.
Per svariati motivi, per il fascino che esercita chi ha una autorità o il potere, o perché si pensa a sviluppare una “guanxi” 关系 relazione privilegiata, anche se questo va a scapito della comunità più allargata.
O forse per la fascinazione che una certa narrativa ha, spesso basata su soluzioni semplici a problemi complessi.
Peccato che le ricette proposte passino anche per l’identificazione del cinese come “altro”, da evitare e contrastare.
Non conosco i responsabili di quella associazione che ha organizzato questa iniziativa, non so se c’è stato un contraddittorio, un dialogo.
Però, se ci fossi stato, io qualche delucidazione sulla posizione di quei candidati e del loro partito sulla comunità cinese glielo avrei chiesto, e magari reso pubblico.
Marco Wong è nato a Bologna, da una famiglia originaria della Cina. I nonni materni erano emigrati sul finire degli anni cinquanta in Europa, aprendo un laboratorio di pelletteria.
Scrittore e ingegnere.
Attualmente vive a Roma ed è presidente onorario di Associna (Associazione dei cinesi di seconda generazione). Dal 2019 è consigliere comunale a Prato.
Facebook: https://www.facebook.com/marcowongitaly
Da quello che ho capito chi ha organizzato quell’evento aveva degli obiettivi politici di vicinanza a fratelli d’Italia ma non chi è stato invitato a quell’evento che doveva essere una serata di avvio di una forma associativa nuova di giovani cinesi impegnati nel business in Italia. Certo fa riflettere e grazie al tuo post che pone il problema
Vi invito anche a vedere anche la Video Reaction alla Cena elettorale coi cinesi 🇨🇳 di Fratelli d’Italia 🇮🇹 (Giorgia Meloni 🍈🍈)
—> https://naoblog.it/2023/02/14/i-cinesi-votano-la-meloni-fratelli-ditalia
In Lombardia la destra corteggia l’associazionismo cinese (e viceversa) fin dai tempi della prima repubblica. Allora erano soprattutto figure di area DC, ma a partire dagli anni Novanta si fecero avanti esponenti di Forza Italia e di An, poi negli anni Duemila-Duemiladieci, soprattutto una volta maturata appieno la “svolta nazionale” della Lega salviniana e l’assist dato dalla galassia neofascista (Casapound, Forza Nuova, La Destra/Fronte Nazionale, ecc.) alle sue posizioni sull’immigrazione, anche da parte di esponenti della Lega. Approcci evidenti peraltro anche in altre regioni d’Italia, in Veneto, in Toscana, in Lazio, ecc. Generalmente avviate per iniziativa di singoli individui, da parte italiana hanno spesso visto protagonisti figure ambigue, a cavallo tra politica e impresa, in cerca di occasioni di lucro personale (partecipazione a investimenti cinesi in Italia o iniziative imprenditoriali italiane in Cina) o di ampliamento della propria capacità politica sul territorio su questioni spesso d’attualità (lavoro, viabilità, sicurezza, ecc.). Da parte cinese, quando non erano espressione di legami pregressi di carattere amicale o famigliare sul lato dei parenti acquisiti italiani (nel caso delle vecchie famiglie italocinesi, durante la prima repubblica), tipicamente si trattava invece dell’aspirazione all’accesso a possibili broker politici potenzialmente utili per la realizzazione delle proprie ambizioni imprenditoriali o in grado di assicurare protezione o aiuto nel disbrigo di pratiche burocratiche relative ai propri affari o ai propri clientes, parenti o compaesani da “regolarizzare”, ecc. Negli ultimi dieci anni è andata anche maturando la consapevolezza che i cinesi d’Italia, aumentando gradualmente la quota di naturalizzati italiani, possano anche diventare un utile blocco elettorale di riferimento. Per quanto maldestre e spesso fallimentari, queste operazioni riflettono anche un mandato politico che all’associazionismo cinese tradizionale è attribuito dalle istituzioni del partito-stato cinese cui fanno riferimento. Tutte le associazioni comunitarie cinesi riconosciute dalle autorità consolari – e in Italia sono oltre un centinaio – si interfacciano strutturalmente con le articolazioni dei rispettivi distretti di origine dell’Ufficio per gli affari dei cinesi d’oltremare (Qiao-ban) e della Federazione dei cinesi d’oltremare rimpatriati (Qiao-lian), istituzioni che dal 2018 sono inquadrate entrambe nel Dipartimento per il lavoro del Fronte Unito, principale organo di vigilanza ideologica e influenza politica del Partito comunista cinese. Non si tratta quindi soltanto di un personalistico desiderio di “salire sul carro del vincitore”: per gli esponenti di queste associazioni è importante poter dimostrare di avere entrature politiche e contatti utili che possono essere anche messi a servizio, consapevolmente o meno, di operazioni di influenza politica del cui coordinamento e delle cui finalità magari non sanno nulla, ma di cui sono nondimeno tramite e strumento.