Idillio Tosco-Cinese

A inizio primavera i semi germogliano nel caldo umido di incubatrici artigianali imperlate di acqua e, a mano a mano che le notti diventano tiepide, le piantine vengono messe a dimora nella terra lavorata finemente con la zappa e mischiata a sterco ovino. I pergolati sono stati appena issati e sono ancora spogli: gli ampi archi del tunnel sono costituiti da fasci di canne lacustri legate insieme con stracci policromi. La struttura è elastica, leggera e resistente, dovrà sopportare il peso di centinaia di zucche.

Per tutto maggio e giugno le belle strutture ricurve sono prese d’assalto dai viticci rampicanti di 苦瓜 kǔguā, 丝瓜 sīguā, 佛手瓜 fóshǒuguā e 蒲瓜 púguā, mentre 南瓜 nánguā, 西 瓜 xīguā, 黄瓜 huángguā e 冬瓜 dōngguā strisciano a terra poco lontano. Le denominazioni sono spesso dialettali, ma la componente “gua”, il cui ideogramma 瓜 assomiglia a una zucca pendente, assolve con rigore alle funzioni di un sistema di nomenclatura scientifico: equivale a cucurbitacea.

A inizio estate i pergolati sono già interamente coperti di tenerumi frondosi e al loro interno pendono piccole zucche a forma di pera o clava, sono di un verde vivido, la pelle è lucida e coperta di una peluria sottile. Nelle ore più calde i contadini riposano all’ombra di uno dei tunnel, dove hanno costruito una piccola panca. Si lavora a mano, lentamente, dalla mattina fino a sera. Quando il sole sta per tramontare sbocciano i fiori bianchi del 蒲瓜 púguā e restano aperti tutta la notte, se la giornata è stata molto calda le foglie rilasciano un sottile profumo di carne. I petali sono così fragili che si accartocciano sotto la prima vampa del mattino. I fiori giallo ocra del 丝瓜 sīguā sono invece piccoli e resistenti, come le sue foglie coriacee, quelli dell’amaro 苦瓜 kǔguā sono giallo limone. Nel procedere dell’estate le zucche sono diventate grosse e succose. È il momento della raccolta e delle zuppe di terrosa 冬瓜 dōngguā: si suda ma subito dopo un brivido rinfrescante pervade il corpo. Da luglio a settembre le piante producono montagne di zucche amare, purificanti, spinose, drenanti, dolci, dissetanti, delicate o carnose… il camioncino deve fare due viaggi ogni giorno.

Ai primi di ottobre le piante sono esauste e le foglie cominciano a ingiallire, un mese dopo i pergolati sembrano grosse carcasse marcescenti, in parte collassati sotto il peso di zucche troppo cresciute. Le tenere, verdissime zucchette di luglio-agosto sono adesso delle sacche informi e dure, biancastre e coperte di muffa. E tuttavia, questo è il culmine del loro ciclo riproduttivo: la buccia in fase di legnificazione le ha trasformate in resistenti involucri protettivi: al loro interno centinaia di semi dormono affondati in un’imbottitura spugnosa, soffice e asciutta, mentre tutt’intorno l’autunno piovoso diventa inverno. A febbraio sono ormai completamente lgenificate: il rumore secco e sonoro del guscio spaccato rimbomba oltre l’argine erboso fino alle prime colline, coperte di vigneti: si estraggono i semi nuovi, germineranno tra un mese. Ma è appena iniziato un nuovo anno lunare e si brinda col vino rosso.

Leone Contini, dettaglio dell’installazione “Km0” (Museo Pecci, 2012). fotografia di A. Abati.

Colture cinesi e vigneti a Carmignano, Prato. Leone Contini.

Pergolati cinesi a Carmignano. Fotografia di Vittorio Contini Bonacossi.

Lagenarie tosco-cinesi (蒲瓜 púguā) al culmine del proprio ciclo riproduttivo. Fotografia di Vittorio Contini Bonacossi.

Bellezza della piana e di un seme germogliante di 佛手瓜 fóshǒuguā, traducibile come “zucca mano di Buddha”. Maggio 2011.

Tagliatelle al sugo di 丝瓜 sīguā. Leone Contini.

3 commenti su “Idillio Tosco-Cinese”

    1. Molte di queste verdure vengono coltivate dalla Sicilia alla Lombardia, ma anche per esempio nel sub-continente indiano. Certamente il “terroir” influisce su alcune caratteristiche come il sapore, ma è il dato di partenza genetico che fa la differenza. Ad esempio il cavolfiore cinese di Toscana, anche se cresce nello stesso microclima di quello “italiano”, mantiene caratteristiche ben precise, così per i cetrioli. In Lazio un agricoltore indiano coltiva varianti leggermente diverse di lagenaria: alcune per clienti filippini, altre per bengalesi e pakistani, altre ancora per clienti cinesi. Cambiano impercettibilmente forma, consistenza e sapore, ma mantengono le loro caratteristiche di origine tanto da rendere profittevole e sensata questa agricoltura differenziata. In altre parole il terroir non prevale in modo netto sulle caratteristiche di origine (genetiche). Quello che cambia è il lasso di tempo in cui si riesce a coltivare, tutte le cucurbitacee ad esempio hanno bisogno di caldo e acqua, storicamente sono state addomesticate in climi tropicali, ma in estate possono essere coltivate anche in nord europa. Ovviamente a Palermo si possono coltivare senza serre da inizio aprile, non così in Germania – e suppongo che quelle che hanno avuto più sole siano più saporite.

      Ultima riflessione: nell’ipotesi di un tempo lungo i contadini cinesi di Toscana potrebbero arrivare a sviluppare, attraverso incroci e selezione dei semi, nuove varietà di verdure, adattate al microclima locale. Non fosse che le mutazioni climatiche sono ormai più rapide delle lente tempistiche di selezioni di nuove varietà, anno dopo anno.

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